Gennaio 2023. Con uno sciopero della fame a oltranza, l’anarchico Cospito sta costringendo tutto il paese a interrogarsi sulla legittimità del 41 bis, il regime di carcere durissimo cui è sottoposto. La determinazione dell’anarchico sta facendo emergere il tema del rispetto dei diritti umani dei detenuti in genere, e di quelli sottoposti a regimi detentivi differenziati, uno dei grandi rimossi del dibattito pubblico italiano. Il governo più a destra della storia della repubblica, insediato solo pochi mesi prima, è in difficoltà.
Ma il deputato meloniano Donzelli crede di avere in mano la carta vincente per cambiare la narrazione: ha la prova che Cospito ha parlato con un condannato per mafia, ricevendone solidarietà. Coincidenza, succedeva nello stesso giorno in cui alcuni parlamentari della sinistra (non invitati) si recavano in visita all’anarchico. Risulta da un rapporto della Polizia Penitenziaria, che ha registrato la conversazione.
Apriti cielo. Il 31 gennaio, il deputato Donzelli, con ostentato sdegno, svela il contenuto del rapporto alla Camera: “Questa sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi con la mafia?”.
A tanto è ridotto il livello del dibattito parlamentare. Parole che non meriterebbero neppure replica non fosse che, senza volere assumere la difesa d’ufficio dei parlamentari accusati, offrono un’occasione per ricordare cosa significa essere sottoposti al 41 bis. Censura totale della corrispondenza; limitazione dei colloqui con i familiari, che avvengono con un vetro divisorio; accesso limitato ai mezzi di informazione, scelti arbitrariamente dall’amministrazione penitenziaria; assurdi divieti alimentari. Si sta chiusi in isolamento per ventidue ore al giorno e l’ora d’aria si svolge in piccoli cortili sotto stretta sorveglianza; al detenuto è concessa la possibilità di incontrarsi con al massimo altri tre detenuti, ovviamente sottoposti allo stesso regime e scelti dall’amministrazione.
E arriviamo al presunto scandalo sbandierato dal deputato di Fratelli d’Italia. L’anarchico parlava con un condannato per mafia e ne riceveva la solidarietà.
E che scandalo sarebbe? Se Cospito parlava con un condannato per mafia è perché, letteralmente, era l’unica persona umana con cui l’amministrazione penitenziaria gli avesse consentito di farlo.
I detenuti sottoposti alla tortura del 41 bis in Italia sono circa 700; tutti (tranne Cospito e i BR-NCC Lioce, Mezzasalma e Morandi) sono condannati per mafia. Con chi mai avrebbe Cospito potuto confrontarsi se non con altri detenuti sottoposti al 41 bis? Da chi mai avrebbe potuto ricevere solidarietà per una battaglia in nome dell’uguaglianza nella lotta se non da altri, sottoposti allo stesso regime?
Per aver divulgato il contenuto della relazione al deputato e compagno di partito (nonché, sembra, coinquilino) è stato adesso condannato in primo grado a 8 mesi di reclusione Andrea Delmastro, sottosegretario alla giustizia del governo Meloni.
Secondo la Procura, che aveva chiesto per l’imputato l’assoluzione per difetto dell’elemento soggettivo, Delmastro non sapeva, quando le ha divulgate, che fossero notizie segrete. Diversa la valutazione del Tribunale.
Senza entrare troppo nel merito, così, anche a occhio, il contenuto di una conversazione tra detenuti al 41 bis, è una cosa un po’ riservata: difficile (o grave) che un sottosegretario alla giustizia, che è anche avvocato, lo potesse ignorare.
Quel che resta, alla fine di questa storia, è la determinazione di Cospito nel portare avanti anche a rischio della propria vita la battaglia contro le condizioni detentive cui sono sottoposti i detenuti al 41 bis e forse, il modo migliore per ricordarla lo ha offerto proprio il deputato Donzelli, svelando al Parlamento le sue parole: “Deve essere una lotta contro il regime 41 bis e contro l’ergastolo ostativo: non deve essere una lotta solo per me. Per me noi al 41 bis siamo tutti uguali”.
Eugenio Losco, avvocato penalista